Pagine

sabato 19 giugno 2010

NOTE STORICHE DELLA FAMIGLIA SALATI - parte 1°

§ Premessa §

Quando ancora adolescente chiedevo a mio padre notizie sulle origini della nostra famiglia, mi rispondeva che zio Peppino, fratello primogenito di suo padre (Ariberto), conosceva molte cose perché le aveva attinte dall’antico libro di famiglia di cui era depositario.

In esso da secoli venivano registrate le nascite, i matrimoni, le morti e tutto quanto di rilevante avveniva in casa e nella società.(1)

Il mio sogno, come ho già accennato, è stato sempre quello di ricostruire l’albero genealogico della famiglia e di ricomporre, nei limiti del possibile, il libro perduto.

L’occasione si presentò nel 1984, allorché, trovandomi nell’Archivio di Stato di Napoli rinvenni, per puro caso, nel fondo “Dazi Indiretti” un incartamento del bisnonno Ippolito Salati.

L’emozione che provai nel leggere quelle carte fu grande, appresi che era nato ad Altamura in provincia di Bari il 31 agosto 1825, da Francesco Saverio da Matera e da Donata La Colonna Zilo da Altamura.

Capii che questa era l’occasione e la via giusta per intraprendere una ricerca che mi avrebbe consentito di realizzare l' antico sogno: dare un nome ai nostri antenati.

Presi, così, a frequentare assiduamente l’archivio di Napoli e di Salerno e aprii una fitta corrispondenza con gli archivi provinciali di Bari, l’Aquila, Potenza, Matera e con il Capitolo Metropolitano delle Cattedrali di Matera e di Altamura, e con numerosi studiosi di storia locale che m' inviarono una gran copia di documenti.

Colgo l’occasione per ringraziare il Rev. Canonico D. Egidio Casarola della Cattedrale di Matera, la dott.ssa Tina Paulicelli dell’A.S.M., il compianto dott. Mauro Padula, il dott. Franco Manzione dell’A.S.S. e molti altri che per brevità di spazio non cito.

Nel seguire la diaspora dei nostri padri, strinsi amicizia con il prof. Pietro Varuolo di Pomarico che spulciando nei libri dell’archivio della Parrocchia di S. Michele Arcangelo rinvenne le trascrizioni dei battesimi impartiti tra il 1654 e il 1664 ai figli di Giovanna e Francesco Salato salernitani figli di Ferrante (Ferdinando) che si erano colà trasferiti.

Mi sono, così, trovato di fronte ad una gran mole di documenti che mi ha consentito di riscoprire il passato (Amalfi a. 1039) e compiere, un buon lavoro di ricerca.

In misura che andavo avanti nel lavoro e la ricerca dava i suoi frutti, uomini e donne della nostra famiglia, tutt’altro, che figure mute, parlavano al mio cuore a cui trasmettevano sentimenti, speranze, ansie e gioie.

E come succede sempre nella storia, il passato si è fatto presente e futuro.

§ L’origine del nome §

In un incartamento inviatomi da don Fortunato Salati- Jannitti di Gioi è riportata la seguente nota: “Un antica leggenda tratta dal libro delle memorie familiari narra: …Il cognome Salati rimonta a tempi remotissimi, trovasi nelle storie d’Egitto scritte da Manetone (2082 a.C.n.)

Della dinastia XVI; ….dei popoli orientali si impadronirono di quelle regioni e scelsero fra loro uno di nome Salati che fecero Re. Costui regnò 19 anni su quelle contrade e fece tante imprese da meritarsi un posto nella storia…”.

Questo episodio ha fatto si che i Salati di Gioi riportassero nello stemma le tre piramidi d’Egitto in campo azzurro, sulla piramide mediana vi è una colomba con un ramoscello d’ulivo nel becco, nel cielo azzurro vi sono tre gruppi di stelle disposte 1-3.

Lo stesso episodio mi fu raccontato da zia Elodia, sorella di nonno Ariberto, la quale asseriva di averlo letto nel libro delle memorie familiari che custodiva suo fratello Giuseppe (zio Peppino),

Nella storia degli Ittiti un'iscrizione cuneiforme narra di Annita, il più antico re che ci sia noto e di suo padre Pithana.” Verso il 1800 a.C.n. il re Annita estende la sua egemonia sulle città stato minori di Zolpa, Nesa e Matusa che sorgono nell’ansa del fiume Halys e quelle di SALATIWAR e di Barasciando, situato più a meridione”.

Dal Vangelo di S. Matteo cap.1: 12,13.

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Dopo la deportazione di Babilonia, Ieconia generò SALATIEL, Salatiel generò Zorababele”, …….

L’aggettivo Salato è legato ad un elemento essenziale: il sale; quel sale che serve a dare sapore alle cose, infatti, Gesù rivolto ai suoi discepoli e a tutti noi, dice: voi siete il sale della terra…..; buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri”.(Marco 9,50).

Fu un soprannome? conseguenza, forse, del sapore che un nostro lontano progenitore seppe dare alla sua esistenza?

Il sale é anche simbolo di fedeltà.

Capitolo Primo

§ La Storia §

§ Giuseppe Salati nel suo libro "L'antica Gioi" a pag. 90 afferma:…." Per indole e per costante abitudine abbiamo in odio la superbia, in odio l'orgoglio e qualsiasi specie di vanagloria.

Senza pretendere, quindi, che fossero appartenuti alla famiglia Salati di Gioi, ma solo per l'esattezza storica si afferma, come rilevasi da alcune memorie familiari, che diversi individui, abbandonando questa residenza, emigrarono in Matera, Amalfi, Napoli e nell'Italia superiore;…"[1]

Attualmente, la famiglia Salati si articola su tre rami principali:

- i Salati di Gioi, antico;

-i Salati di Salerno, di origine Amalfitana, forse il più antico - cui appartiene chi scrive queste memorie;

-i Salati di Oratino (Campobasso) anch'esso molto antico.

E' mia opinione che i rami di Gioi e di Salerno possano avere una radice comune – Amalfitana -, inquanto ho riscontrato una certa corrispondenza nei nomi di battesimo.

Mi piace riportare qui una cronaca tratta da “ Ossolani illustri”: [2]

SALATI GIOVANNI MARIA primo attraversatore a nuoto della Manica per amore di libertà Malesco[3] 1796 – Saint Brice sous Fòret 1879.

Figlio di Domenico e Anna Maria Salati. Nel 1812 è soldato nell’armata italiana comandata dal generale Pino e poi marinaio sulla “Belle Poule”.

Come fuciliere di marina combattè a Waterloo dove ferito, viene fatto prigioniero e recluso a Dover su una vecchia nave adibita a campo di concentramento. Dopo alcuni mesi di vita impossibile si butta per disperazione nella Manica e l’attraversa nuoto raggiungendo Boulogne. A Parigi trova lavoro presso i parenti Polino che hanno fatto fortuna come fumisti e da semplice spazzacamino diventa fumista impresario.

Nel 1850 il Salati si trasferisce a Soissons, poi al seguito del figlio prete dimora in varie parrocchie e muore in quella di Saint Brice sous Forèt a 12 km. da Parigi”. (I Salati sono, senza ombra di dubbio, persone imprevedibili)

Adesso passiamo a parlare di ciascun ramo:

§ I Salati di Gioi §


Quando i Salati si siano stabiliti a Gioi non si sa, nei vari archivi da me frequentati non sono stati ritrovati documenti che lo attestino.

Giuseppe Salati nell'Antica Gioi narra che nel 1556 una terribile pestilenza colpì Gioi e le sue contrade per l'intero anno, tanto che dei 18.000 abitanti ne sopravvissero solo 3.000.

Nel 1645, scoppiò un'epidemia di mal di gola, tanto che si pensò ad un ritorno della peste, in pochi giorni provocò la morte di 260 persone.

Per far cessare il morbo si usò rigore estremo, si fecero bruciare tutte le scritture antiche, che si trovavano presso la corte baronale, presso i notai, negli archivi dell'Università, nelle Chiese e presso i privati cittadini.

Pur tuttavia, la tradizione orale familiare ci ha tramandato due teorie: la prima, sostiene che i Salati siano arrivati a Gioi dopo la conquista Angioina del Regno di Napoli (1266).

Infatti, Carlo d’Angiò nel donare la contea di Lesina in Capitanata, aveva incluso, tra le baronie soggette a quel principato, Novi nel Cilento, il cui feudatario era Riccardo di Marzano,(1272) e Gioi faceva parte della baronia di Novi.

Come dimostrerò in seguito, i Salati di Amalfi si erano da sempre messi alla sequela dei d’Angiò, tanto da portare nella loro insegna il giglio angioino.

La seconda, invece, sostiene che un Salati, segretario di Camillo Pignatelli di Monteleone, sia arrivato a Gioi nel 1509 quando il principe prese possesso del feudo avuto in dote dalla moglie Giulia Carafa.

A mio avviso, la prima teoria potrebbe essere la più valida giacché in "Dizionario Salernitano di storia e cultura" di Gennaro De Crescenzo è riportato:

"Salati- Famiglia di Gioi Cilento, che ha dato:

Nicolò, al secolo fra Giacomo da Gioi, dei Minori osservanti, il 16 marzo 1349, fu dal Papa Clemente VII nominato Vescovo di Lettere e di Gragnano"; 2 nel secolo nomavasi Nicolò Salati, figlio di Ettore, e venne ritenuto generalmente dai suoi contemporanei, uomo degno di molto riguardo per istruzione e pel principio religioso, morì nell'anno 1365".

A Gragnano c'era un ramo della famiglia Salati anch'esso molto antico, come risulta dai protocolli notarili conservati nello A.S.N.[4]

A Gragnano, non distante da Lettere, già nel 1500 vi erano dei nuclei, ben consolidati, della nostra famiglia , quindi è facile dedurre come possono essere andate le cose.

Per cui, se tale notizia è esatta, i Salati, devono essersi insediati a Gioi in epoca precedente alla presa di possesso di C. Pignatelli.



Da G. Salati riprendiamo:

§-"Uomini colti e benemeriti" §

§ Didaco - Governatore di Carolei inseguito a provvedimento di Ferdinando Alarcon de Mendoza (1665);

§ Ottavio - U.J.D.r, fu barone di Gioi nel 1633;

§ Francesco - Arciprete di Gioi e Canonico della cattedrale di Policastro, Protonotario Apostolico della S. Sede (1735). Morì a Gioi il 13 ottobre 1773;

§ Luigi Antonio Francesco - nato il 5 aprile 1780, sposò Giovanna Volpicelli di Napoli, si addottorò in medicina e fu medico fiduciario dei P.P. del SS. Redentore e dell'Arcivescovo di Patrasso Carlo Maria Cocle, confessore della regina.

Diede alle stampe una monografia sul "Colera Morbus", -una copia si conserva nella biblioteca nazionale di Napoli- della quale furono fatte tre edizioni, l'ultima nel 1838.

Savio corrispondente della Società Economica di Principato Ultra e custode della R. Biblioteca Borbonica. (pag. 89)

La tradizione .familiare ci ha tramandato che fu coinvolto con i fratelli Antonio e Angelo nei moti giacobini del 1820.

§ Andrea- Fratello del precedente, fu maresciallo d'alloggio delle Guardie del Corpo di Re Gioachino Murat, partecipò alla campagna di Calabria e di Russia, si congedò nel 1814; ritornato in paese, fu eletto sindaco di Gioi.[5]

§ Alessandro, fu Capitano delle milizie civili; e, perché franco e licenzioso nelle pratiche religiose, ma onesto nelle civili, venne, come al solito praticavasi, notato di censura dal Guardiano dei frati, a nome Padre Ambrogio d' Altavilla.

Mai però volle mutar sua vita, non ostante che il monaco gli interdicesse, financo la comunione dei fedeli.

In conseguenza di ciò il detto monaco, in un giorno festivo, arrivò a mettere a bruno l'altare, e con voce grossa ed altissima, a pronunziare l'anatema contro il capitano.

I popolani tumultarono, in modo spaventevole, minacciando il Guardiano, ed indubbiamente l'avrebbero ucciso, se non si fosse frapposto proprio il Capitano Salati, il quale con preghiere e con bei modi riuscì a calmare la sommossa.

Fu per ciò grandemente lodato di tale opera e confermato nel suo impiego, mentre il famoso monaco fu traslocato in altro convento, in pena di quello scandalo fatto avvenire in Gioi Cilento, nel 1819. [6]

Il padre di questi fu Giovanni, marito di Mariangela de Marinis, che si distinse col fratello Nicola per la sua attività politica nell'anno 1806.

§ Luigi, figlio di Angelo, ucciso nel 1872 da un figlio di Alessandro, era madico, si racconta che fu in carcere con Settembrini e dopo l'unità d'Italia fu eletto sindaco di Gioi.

Queste notizie (sono nel mio archivio) ed altre, mi sono state gentilmente offerte dal compianto D.Fortunato Salati di Gioi e dalla nipote di questi la dottoressa Rita Tagliè.

§ I Salati di Oratino prov. di Campobasso.§

" La famiglia Salati, antichissima in Oratino, ha due rami legati anche essi in parentela, l'uno estinto, tutti notai da padre in figlio, l'ultimo dei quali D. Francescantonio Salati, moriva nell'anno 1842; l'altro composto di artisti, pittori rinomati, il più illustre dei quali fu D. Isaia Salati, ritirato in Napoli, dove raggiunse l'altissima carica di Vice Direttore del Real Museo Borbonico, e degli scavi di Pompei.

Oratino possiede di lui un preziosissimo ricordo: “Il grande ostensorio in argento, alto più di ottanta centimetri, di mirabile disegno, di esecuzione inappuntabile…..E' un tesoro che possiede solo Oratino”.

D. Isaia morì a Napoli nel 1864.

Ultimo pittore di questa famiglia di artisti è stato Valeriano, padre del vivente insegnante D. Federangelo, imparentato con i dell'Uva di Castelpetroso, dove è Arciprete suo figlio, D. Domenico Salati." [7]

Ci fu pure D. Ermenegildo Salato, che 1762, fu governatore della Terra di Limosano.[8]

§ I Salati residenti a Napoli. §

( 1500 – 1800 )

Nel fondo dei processi antichi conservato presso l'archivio di stato di Napoli ho rilevato che molti Salati si erano colà trasferiti:

§ Mag.cus Marcum Antonio Salatum figlio ed herede del q.m Jovan Baptista Salati e della Mag.ca Camilla Mosca della città di Vico Equense era presente a Napoli il 27 luglio 1549. [9]

§ Salati Giovanni, Angelo e Marco Salati eredi di Marco di Vico Equense, a.1542. [10]

§ Francesco Antonio Salati UJD. Figlio legittimo e naturale Mag.ci Giov.Angelo Salati e q.m Mag.ca Giuditta Palomba di Napoli, la cui famiglia era così composta: Mag.co Giov. Angelo Salato loro padre morantur; Mag.ci Giuseppe Alfonso, et Tiberio Salati ei Pater et filii dicti Mag.ci. Questi dilapidarono le sostanze paterne e materne finendo in povertà, 26 agosto 1578. Erano originari di S.Agata di Sorrento. [11]

§ Ferdinando Salati di Gioi era residente a Napoli nell'anno 1614.[12]

§ Ottavio Salati UJD. di Gioi ma residente a Napoli, fu barone di Gioi, morì verso la fine dell’anno 1636. [13]

§ L'Abate Elia Salati di Gioi, risiedeva a Napoli in via Foria, sposò Anna Salati e non ebbero figli, morì il 10 luglio 1718.

Nel testamento rogato per mano del notaio Pietro Anellus Maresca di Napoli, in cui chiedeva di essere sepolto nella chiesa del Carminiello del borgo di Chiaia e se fosse morto a Gioi deveva essere sepolto nella sepoltura di famiglia che ha nella Venerabile Chiesa di S. Francesco dei P.P. Minori Osservanti ([14])

§ Giuseppe Salati UJD, fu supremo Magistrato per il Commercio di Napoli, anno 1763. [15]

Processo fra il dr. D.Benedetto Salati e il principe della Torella duca di Lavello, il marchese D. Andrea Tantulo; Benedetto era figlio del Dr. Giuseppe Salati di Napoli e di D.a Faustina Rascio di Fondi, con Andrea, suo fratello avevano case in vico Pellettari agli Orefici e terreni a Bosco tre Case; Benedetto era domiciliato in strada S.Biagio dei Librai- vico Figurari; era l'anno 1807. [16]

§ Andrea Salati con sua Moglie D.a Mariantonia Cardi procreò due figli: D.Giuseppe e D.a Marianna. L'ava materna era D.a Vincenza Minotti (a.1807).

Il parroco della chiesa di S.Maria di tutti i Santi, (in libro XXIV dei battesimi f. 199)trascrive: A.D. 3 Marzo 1799, ho battezzato Giuseppe, Vincenzo, Francesco, figlio di Andrea Salati e Mariantonia Cardi coniugi di Napoli…;

Il giorno 27 dicembre 1795, il Rev. Francesco de Mitolo ha battezzato una figliola nata questa mattina ora 13 inc.a da Andrea Salati e da Mariantonia Cardi Coniugi, nelle case e alla strada di S.Caterina, alla quale ha posto il nome di: Marianna, Raffaella, Stefania, Francesca, Geltruda.

Sia Andrea sia Benedetto erano originari di Amalfi. [17]

§ I S a l a t i d i A m a l f i.§





Approfondendo la ricerca sulla famiglia ho scoperto che i Salati – allora Salato – erano presenti nel territorio dell’antica Repubblica di Amalfi, sin dal 1039, come si evince dallo stralcio del documento (1) di seguito riportato:

-1039-Guaimario principe di Salerno a.21, a.1 del principato di Capua e a.1 del ducato di Amalfi – 7 luglio, ind, VII – Amalfi.

Silecta filia Servii de Lupino victurino, relicta Constantini Tauri de Alfione vende domine Blactum relicta petri filii Sergi Pede Boffulu quanto possiede in Ponte Primari, come veneis insertetis bacuum et plenum cum casa fabrita ibidem.habentem in ipsa vinea. Nam vero reclaramus vobis exinde ipsas fines: ……….et inde in ipsa alia castania pue est coniunta cum finem de Constantino Salato et de Santa Maria,… ( siamo in piena dominazione Longobarda)

Dopo un silenzio di 380 anni, troviamo:

Nel 1417 regnando Giovanna II d’Angiò-Durazzo(1417-1435) fu stipulato il seguente atto:

§1417 - settembre 7, Amalfi.

Giovanna II d’Angiò Durazzo regina di Sicilia-Anno IV- Indicazione XI.

Alla presenza dell’Arcivescovo di Amalfi Roberto Brancia, la congregazione dei presbiteri di Atrani conferma uno strumento di vendita……….(tra i presbiteri costituiti) presbiter Minicus Salatus de Atrano,……..

Da, De Cunto in Pirri “Il duomo di Amalfi”

-Pergamena DXCVI. 1433 - Giovanna II d’Angiò Durazzo regina d’Ungheria, Gerusalemme e Sicilia, a.19- 3 Marzo, ind. XI- Amalfi ( pr.il monastero di S.Lorenzo )-

Lojsius Papa de Citara abitante a Salerno prende in affitto da Catherina badessa del monastero di S. Lorenzo di Amalfi hospitium unum di case consistenti in diverse abitazioni e membri terranei sito in Salerno in loco ubi dicitur alla Furnella in plebe Sancte Triphomenis, di cui sono definiti i confini, per il prezzo di annui tarì 12 e col patto di costruire un pozzo in detta proprietà-

Anellus Salatus teste

§ 1446 - gennaio 7,IX.

Andreas archiepiscopus amalfitanus bullam expedit de permutazione ecclesie S.Salvatoris de Burreto de terra Atrani quam tenebat clericus Anellus Lananius de Maioro in beneficium presbiteri Minici Salati de Atrano, qui Minicus cessit eidem Anello ecclesiam S.Fortunati de Scalis,…….”

§ Un poco di storia:

Giovanna II d’Angiò Durazzo (1417-1435) non ebbe figli, aveva adottato Alfonso V figlio del Re d’Aragona, ma revocò l’adozione in favore di Ludovico III d’Angiò Duca di Provenza.

I due si combatterono ferocemente e nel regno si crearono due partiti: l’angioino e l’aragonese, ma nell’anno 1434 Ludovico morì a Cosenza e l’anno seguente moriva Giovanna, la quale nominò per testamento erede il fratello di Ludovico, Roberto di Lorena.

Il partito di Alfonso prevalse e fu seguito da quasi tutti i paesi della costiera; solo Amalfi rimase Angioina. Alfonso fece saccheggiare la città (1438), insieme a Scala e Ravello che erano ritornate al partito angioino. Amalfi fu data in feudo a Raimondo del Balzo Orsini in premio per i servigi prestati al partito di Alfonso.

Il regno di Alfonso fu prospero (1442-1458), alla sua morte gli successe Ferdinando I (Ferrante) il quale regnò dal 1458 al 1494.

Gli inizi del suo regno furono ostacolati dal partito angioino, Amalfi e Scala appartenevano a questa fazione, mentre Ravello e Tramonti stavano per quella aragonese. Per due anni gli angioini prevalsero e riportarono vittoria in una battaglia sul Sarno (a.1460),tanto che il re si salvò a stento e fu costretto a chiedere aiuto al Papa Pio II il quale mandò un corpo di spedizione al comando di suo nipote Antonio Todeschini Piccolomini. Gli angioini furono definitivamente sconfitti; Ferdinando consolidò il trono nel 1466 e per gratitudine verso il Piccolomini, gli concesse la mano di sua figlia Maria dandole in dote il Ducato di Amalfi.

Nello stemma della famiglia Salato, riportato e descritto dal M. Camera e nel manoscritto “Reginna Minori trionfante”, campeggia il giglio dei d’Angiò, sicuramente non per ricordare l’origine della famiglia, come si è sempre sostenuto, ma il contributo che essa ha sicuramente dato alla sua città schierata con il partito dei d’Angiò.


Con l’andare dei secoli, Atrani subì molte vicissitudini e calamità pubbliche che ne depopolarono notevolmente il paese; così che ridotta impotente a dare il suo contigente di leva marittima dovette impetrare alla regia curia lo sgravio: “ quia Universitas Atrani est in paucis hominibus reducta propter pestem et guerras et incursiones praeteritas, et ad desolationem, impotentiam et paupertatem” ( Prot. Not. Angelo de Balneo di Amalfi an.1450- fol.139).(3)

Si fatte sciagure e miserie obbligarono gli Atranesi ad unirsi a comunanza con Amalfi sua vicina; “laonde Evangelista Salato ricco mercante di Atrani correndo l’anno 1452, fece istanza all’Università di Amalfi voler essere accettato dalla medesima; ove fu ammesso sotto condizione di pagare gli stessi pesi e gabelle, soliti a contribuirsi dai cittadini Amalfitani”.

(Prot. Not. Francesco de Campalo di Amalfi, anno 1452- fol. 139).

14/VII/1452-……promissit lavorare et facere incepparello, Evangelista Salato contentis diebus hinc et per totum forum Salerni ita quod quoliber….(ASS.,busta 124- notaio Fr. De Campalo).

Dalla lettura dei documenti su riportati si evince che i Salato erano atranesi passati ad Amalfi, infatti, nella chiesa di S. Maria Maddalena di Atrani i Salato avevano una cappella con jus padronato dedicata a S. Domenico (atto notaio de Simone di Salerno 24-8-1609).

- Dalla visita pastorale fatta dall’Arcivescovo Andrea de Cunto nella chiesa cattedrale di Amalfi nel 1484, rileviamo: (4)

…………

§ Ala di S.Caterina.

(Ala di S.Caterina- navata laterale destra da cui si scende alla cripta di S.Andrea)

……..

§ 50. f 35 (Famiglia)–SALATO—

-Cappella di TUTTI I SANTI-

Era sul primo grande pilastro, in capite navis S.Caterinae. Fu eretta da Petrillo Salato e da Frantone suo figlio. Venne dipinta (1481-1491) da Pietro Cola e Giovanni Alicoreni pittori napoletani.

Da: W.Rolfs,Geschic. d.Malerei Naples Leipzig 1910, 154 e 157.

Fu unita alla Cappella di S. Caterina.

§ 51. f.36

Item suptum Cappellam Petrilli Salati sitam retro chorum est Cappellam presbiteri Iohannis Vitali primiceri Amalfi. Per ipsum costructa sub vocabolo sancti Iohannis in qua post obituum dicti presbiteri Ioannis celebrari debet missa una pro anima sua qualibet edomada.

- Da Matteo Camera- Memorie Storiche e Diplomatiche della costiera Amalfitana, ricaviamo:

§ (Famiglia) SALATO-

Cappella di-S.VINCENZO -Nell’ala di S.Caterina.

I patroni nel 1482 vi fecero dipingere da Ferramonte de Filippo da Capua dodici figure in affresco, sull’altare la Vergine, nelle pareti il Crocifisso con la Maddalena e S.Giovanni, sotto S.Andrea, S.S.Cosma e Damiano e S.Macario da un lato, S.Vincenzo nell’altro, il Salvatore in campo azzurro nella volta, e fuori l’Annunciazione (Camera 1° pag.660).

Vi erano varie iscrizioni sepolcrali, tra cui quella di Alessandro Salato, Vescovo di Minori (+1509),pubblicata da Camera (1° pag.671).

Nel 1611, fu trovato dal visitatore in tale stato che accennando ad essa quasi corregge scrivendo: seu locum dicti altaris.



- Da Matteo Camera- Memorie storiche e diplomatiche della costiera

Amalfitana – (BNN-Fondo Pontieri- D166 (1-2) pag.671 – 672.

Nella cappella di S.Vincenzo, della famiglia Salato di Amalfi eranvi i seguenti epitaffi:

Reverendissimo Alexandro Salato Episcopo Minorensi (5)

SUCCURRE MIHI DOMINE REDEMTPO TUO SANGUINE, EDUC ME DE MISERIA

ET DONA PACIS GAUDIA.

(Soccorri me, Signore, redento dal tuo Sangue, toglimi dalla miseria e donami il gaudio della pace).

Questa epigrafe molto bella era riportata intorno allo stemma della famiglia Salato.

---------ooooooo-----------

IOANNES DOMINICUS SALATI FRATRES

DE AMALPHIA HOC IPSIS POSTERIQUE

SUIS EFFECERE SUB ANNO DOM. 1521 DIE DECIMO IANUARII NONE INDICT.

Structa tribus domus haec a Patre, et conjuge, postquae uxorem et agnatos unam et hora rapit.

Felices vos com matre,et felixtu es,uterque frigida,nam calidus colefecit ossa cinis Vincentiae Sancte Crucis conjugi optimae,Ioanni Alphonso, Ioanni Andreae filius dulcissimi,

Marcus Antonius Salatus posuit An .Dom. MDXXVII

(Questa lapide era sormontata dallo stemma della famiglia)




Stemma fam. Venezia - Salato

Andrae Vinatiae integerrimo viro, et Angelae Salatae eius uxori………

a filiis conditum. Anno MDXXXI.

Pirrus a Mura, Nicolai Petri natus, Canonicus ac Diaconus, oc sibi Darioque Salato sepulcrum costruendum curavit sub anno MDLXXIII.(6)

- In “Italia Sacra” è riportata a pag 430 la seguente trascrizione:

ALEXANDER Salatus Amalphitanus J.U.Doctor insignis ad hanc Minorensem Sedem provectus est ab Alexandro VI. Anno 1497…fedit plus minus annis duodecim, decessit in patria 1509 ubi iacet in Cattedrali cum hac brevi inscriptione in marmore:

Reverendissimo Alexandro Salato Episcopo Minorensi.(7)

Tale lapide fu tolta nel 1708 quando fu costruita la nuova cattedrale e fu distrutta la cappella per creare una nuova navata)

§ Alessandro Salato di famiglia nobile amalfitana ebbe a genitori Aniello Salato e Maria de Cunto(3) di Amalfi, ebbe per fratelli : Antonio, Damiano e Loisello.

Fu Canonico e Decano del Capitolo di Amalfi nel 1471; nel 1481,fu nominato Vicario generale della Chiesa di Minori.

Fu consacrato Vescovo della medesima a’ 17 giugno 1498.( 29° vescovo di Minori) dall’Arcivescovo di Amalfi Andrea de Cunto (1484-1503) con l’assistenza del Vescovo di Scala Matteo de Dote e di quella del Vescovo di Satriano.

“Dipoi a 13 giugno detto in esecuzione della lettera apostolica diede l’apposito giuramento nelle mani del Rev.mo Andrea arcivescovo di Amalfi et olim vigesimo quinto di Minori.

Die 17 mensis iunii indictione 1498 Amalphi. Die paedicta domenica in maiori ecclesia Amalphae Rev.mus dominus Andreas Archiepiscopus Amalphitanus in pontificalibus indutus assistentibus Rev.mi patribus domino Matthaeo episcopo Scalensi et domino Ill.mo episcopo Satriano,

etiam in pontificalibus indutus, per Rev.dum dominum Alexandrum electus episcopum Maiorensem, praesentatae fueruntipso domino episcopo Bullae Apostolicae dicti Episcopatus et consacrationis ipsius dicti episcopi Minorensis, quorum tenore talis est. Alexander servus servorum Dei etc. Quibus lectis et praesentatis et servatis servandis et celebrata missa, fuit manus consacrationis dicti domini episcopi Minorensi impositum vigore litterarum apostolicarum praefatarum. Et celebrato officio in fine fuit praestitum iuramentum per dictum episcopum Minorensem in manibus dicti domini Archiepiscopi iuxta continentiam aerundem apostolicarum litterarum. De quibus omnibus.Praesentibus dominis 23omigliano23 Amalphitano et Cantore, Primicerio et aliis Praesbyteris et clericis dicti Capituli Amalphitani, hominibus universis Amalphiae quam tota universitas; hominibus et Scalarum, Ravelli, Maiori; domino Thoma Viceduca Ducatus Amalphiae, domino Loysio Vonzano U.I.D., domino Iacobo de Cunto magistris actorum Curiae Archiepiscopalis.”(4)

Nel medesimo giorno 17 giugno 1498 nella chiesa di Amalfi con pubblico atto Alessandro Salato vescovo di Minori costituisce suoi procuratori il Magn.co Signor Giacomo de Cuncto e D.Vassallo Salato Arciprete d’Atrani a prendere il possesso della chiesa di Minori e dei beni di detto Vescovado, il che fu eseguito il giorno seguente come risulta dall’atto di Messer Salvatore de Cunto.

Die 18 mensis iunii 1.a indictione 1498 Minori.

In Curso S. Triphomenae ante introytum ecclesiae arceptis ibidem ad preces domini Iacobi de Cunto U.I.D. et dompni Vassalli Salati archipresbyteri Atrani procuratoris dicti domini episcopi Minorensis et ibidem exisentibus, praesentibus praesbyteris Capituli Minorensis, prefati procuratores et dominibus Abas Iacobus Pisanello ostenderunt infrascriptas bullas apostolicas dicti episcopatus, bullam episcopatus, aliam directam Capitolo Minorensi, aliam universitari et literam Regiae Maiestati, et ispe lectae receperunt possessionem dicte ecclesiae entrando, et in choro ecclesiae sedendo et Presbiteri dicti Capituli cantantes laudes, campanis pulsatis et a dictis recentibus ad portam Episcopatus similiter receperunt possessionem specifice, dictis Presbyteris dicti Capituli dicentibus et preservandibus iura ymmunitatis dicti Capituli. De quibus omnibus.”( 5)

Morì ad Amalfi nel 1509 e fu sepolto in cattedrale nella cappella di famiglia dedicata a S.Vincenzo.6

Lo stemma di seguito riportato si trova “nell’ala di mezzo nel lato destro” della Cattedrale. “E’ uno scudo partito, diviso cioè verticalmente: a destra (che è la sinistra di chi guarda) ad una torre merlata con una porta e una finestra aperte,accostata da due scale appoggiate in cima; a sinistra una fascia accompagnata nel capo da un giglio ed in punta da tre “elementi” in identificabili (salgemma) posti due e uno.

E’ uno scudo di unione e i due stemmi contenuti sono il primo dei Crisconio ed il secondo dei Salato, come vedremo in seguito.

A fianco dello stemma or ora descritto l’Autore (Giovan Battista d’Afflitto) ha appuntato:” stimasi questo sepolcro essere di Giovanni

Crisconio di Amalfi concessoli dall’arcivescovo don Geronimo de Glanderonibus come nell’atto del notar Nicola Francese li 23 agosto seconda indizione 1529, fol. 170, nell’Altare grande”.

La lapide di sotto riportata si riferisce alle famiglie Venezia e Salato come si evince dall’ iscrizione:

Andrae Venetiae integerrimo viro, et Angela Salato eius uxori suo viventi piissima in s. conditum an. D.M.D.XXXI.

Pergamena CCCLI (ACA-Perg.449-(n°75) Not. Angelo del Balneo di Amalfi- Giu.ce a contratti L.Bonavilla di Amalfi)

§1464Ferdinando I di Aragona re di Sicilia anno 6° del regno –28 gennaio –ind. XII-Amalfi.

Francione Salato di Amalfi concede annui tarì 22 da percepirsi sopra alcuni beni siti in Scala alla cappella di Tutti i Santi nella Cattedrale di Amalfi.

-ACA pergamena n°462(450)- Not. Gabriele de Cunto di Amalfi Istrumento locationis et concessionis in enphiteusim anno 1477- 23 maggio, Amalfi.

………………………………Presentibus

Presbitero Alexandro Salato decano del capitolo di Amalfi.

ACA. perg. 470 (479)-Istrumentum concessionis –1485-21 aprile, Maiori.

………………Domino Alexandro Salato decano Amalfitane Ecclesie……….(8)

Pergamena CCCLI. ( ACA- Perg.449 –(n°75) Not. Angelo del Balneo di A. Giud.a Contr.L.Banovilla di Amalfi )

§ 1477,gennaio 12.

“………….Actum per Bandum de Bandis de Sancto Geminiano notarium cum subscriptione supradicti archiepiscopi et omnium de capitolo amalfitano qui sunt videlicet: ………Alexander Salatus decanus,……….Vassillus Salatus presbiter……..”( )

§ Monastero di S.Lorenzo.

….Nel 1481, vacante”supradicta ecclesia per mortem ven. presb. Anselmi de Giudice “ fu nominato (rector) Alessandro Salato;…….(9)

§ Nel 1485 Cristofaro Salato di Amalfi e Orlando Imperato di 28omigli si impegnano a vendere a mercanti genovesi “…..250 cantai di carne salata….225 di sugna,25 di suppressatis..cantaria 25 presuttorum porcorum….”; il tutto per la somma di “ 287 tareni quorum et grtana 10 de carolenis argenti….” (10)

-Da –Pergamene dell’archivio Arcivescovile di Amalfi-

Pergamena CCCLXXVII (not. Apostolico e pubblico 28omigl de 28omigli di Amalfi)

§ 1493- Ferdinando I d’Aragona re di Sicilia a.35 -…..ottobre, ind.XII-Amalfi.

Cristoforo Salato di Amalfi vende a Roberto d’Apuzzo di Amalfi sei botteghe site in detto luogo in località Plagioni per il prezzo di once d’oro 6 .

Pergamena CCCLXXXIX-(Orig. A.C.A. perg. 487 (n°23)not.A. de Campalo di Amalfi)

1504- Ferdinando ed Isabella d’Aragona re di Napoli a.1 –10 gennaio –ind. VII- Amalfi.

Cristofaro Salato col fratello Damiano concedono al capitolo di Amalfi un censo di annui tarì 8 su un giardino sito in Amalfi in località ”la porta dell’ospedale”.

Pergamena CCCCXXXII (compravendita not.Nicola Francesio di Amalfi – giudice a contr.Andrea Francesio di Amalfi)

§ 1526-Carlo II d’Asburgo re di Sicilia a.10 – 7 maggio, ind.XIV Amalfi.

Sebastiano Vollaro con la moglie Bernardina Salata vendono a Paolo de Amore e ai suoi fratelli alcuni beni siti in Amalfi in località “ad Campo” per il prezzo di once 9 e ½ salvo censo di tarì 2 e grani 13 da pagarsi alla congregazione dei preti di Amalfi.

Pergamena CCCCXLVI (not. Nicola Francesio di Amalfi).

§ 1535-Paolo III Papa a.1- 26 luglio – ind.VIII – Amalfi.

Transazione per alcuni beni stabili siti in Laureto, tra l’abate Vincenzo Salato rettore della chiesa di S.Pietro di Laureto nella diocesi di Amalfi e Pernetto Merla di Vettica Maggiore.

(sottoscritto dall’Arcivescovo Ferdinando Annius di Amalfi)

Pergamena CCCCXLVIII (not. N.Francesio di Amalfi).

§ 1537- Carlo II d’Asburgo re di Sicilia, a.21 – 17 Aprile.

Vincenzo de Amodeo, Ferdinando Treglia di Napoli Nicola e Pietro Angelo Ceraso si riconoscono debitori nei confronti di Dionisio Salato di Amalfi di 7 ducati di argento e permutano tale debito con un loro terreno sito in località Carmosina.

Pergamena CCCCLVI ( donazione not. Agostino Monte di Amalfi – Giudice a contratto Pietro Salato di Amalfi. (Originale in A.C.A. perg.554)

§ 1548- Carlo II d’Asburgo re di Sicilia a.33- 13 luglio – ind.VI- Amalfi.

La vedova Angela Salata dona al Capitolo di Amalfi una casa sita in Amalfi in località “campo di Croce” di cui sono definiti i confini. (11)

§Dai protocolli del notaio Domenico Salato di Amalfi si rileva:

Suor Serafina Salati, monaca nel convento di S.Elena nell’anno 1515;

Giovanni Salato figura tra gli eletti dell’Università a.1515;

Benedetto Salato notaio a. 1515;

Berardino Salato di Amalfi, con la moglie …..Salato e i figli Federico e Pietro Paolo …( debitori di Damiano d’Aurora) a.1515;

Dionisio Salato a. 1515;

Vincenzo Salato a. 1515

Ferrante e Sebastiano Salato,a.1515;

Pietro Salato, giudice ad contractus….a.1515;

Il 16 ottobre 1521, il Regio notaio Pietro Salato di Amalfi fa redigere un atto al notaio Dominico Salato;

Domno Lionello Salato a.1521;

Il notaio Sebastiano Salato, a. 1522;

La Reve.ma Abatissa Severina Salata nel monastero di S.Vincenzo di Amalfi, a.1522;

Rev. Vincenzo Salato e suo nipote Andrea Salato di Napoli a.1522;

Marco Salato, Magister, a. 1522.

“……..Actum per notarium Franciscus de coram Salatello Salato iudice Amalfie”;(12 )

§ Sentenza del S. Uffizio 30 Maggio 1567 §

Annibale Salato di Amalfi.

“Pro Fisco Santi offitii contra Hannibalem Salatum. Die Sabbati ultima mensis Maii 1567. lecta lata.(13)

Un tale Annibale Salato di Amalfi, ex monaco Benedettino passato alla religione calvinista . Divenuto maestro di scuola a Napoli intorno al 1557 fu accusato di eresia e per ordine dell’Arcivescovo di Napoli, mons. Carafa e fu carcerato. Ma negli interrogatori, a cui era stato sottoposto, aveva respinto ogni addebito ,per ciò, fu trasferito presso il tribunale del Santo Uffizio di Roma, ove finì col confessare i suoi “errori et rehesie” e col domandare “perdono et misericordia”. Riconosciuto colpevole di apostasia fu condannato, nel 1567, a dieci anni di galera con l’obbligo di recitare ogni giorno 5 Pater e 5 ave.
A Napoli D. Annibale viveva in casa di sua nipote Donna “Silvia Salata”, moglie del nobile D. Antonio Caracciolo di Pomigliano.
Morta Donna Silvia, il Caracciolo decise di vendere circa trecento libri, “multi proibiti” di D. Annibale che la moglie custodiva in casa chiusi in alcune casse di legno finendo con l’attirare, anche su di se, le attenzioni del Santo Uffizio.

Non manca, in oltre, qualche grosso processo per omicidio: il Clerico Scipione Salato viene processato nel gennaio 1598 Super assassinio intentato; per cui l’Arciv.Rossigni dovrà ammonire nel decreto: Della vita et honestate de Chierici, che le armi dei preti e chierici devono essere i breviari e le corone, accompagnate da lacrime e orazioni.§

§ Dai protocolli del notaio de Furno di Amalfi:

Antonio Salato di Amalfi giudice agli atti a. 10-02-1601;

Ascanio Salato di Amalfi giudice agli atti a. 2-4-1601;

Alexio Salato di Amalfi e Francesco Salato testi a. 18-9-1603;

Ascanio Salato di Amalfi giudice agli atti a. 1603;

Diomede Salato di Amalfi - teste a. 18-9-1605;

Domenico Salato presbitero creditore di ducati 100

Francesco Salato teste a. 26-8-1605;

Valerio Salato teste a. 14-1-1607;

Laura Salato a. 29-5-1608;

Francesco Salato e Alessondro Salato testi a. 1-12-1609;

Alexio Salato teste 11-4-1615;

Jovan Battista Salato e Alberto Salato testi 18-9-1616;

Alessandro Salato teste a. 4-9-1617;

Alessandro Salato e Jo. Battista Salato testi a. 11-11-1617.



Pompeo Troiano fu uno dei primi ad interessarsi allo studio dell’araldica amalfitana, nel suo manoscritto “Regina Minori trionfante” illustra con un tratto di penna delicato e deciso gli stemmi di tutte quelle famiglie che avevano una sepoltura nell’antica cattedrale del Crocifisso.

La nostro famiglia, nell’ala detta di S. Caterina, come ho già detto in precedenza, aveva lo jus padronato sulla cappella di S. Vincenzo, di S. Tommaso Magno e di S. Caterina.

La cappella di S. Vincenzo era ricca di affreschi e di lapidi ornate di stemmi araldici: quello della nostra famiglia e quelli partiti con le famiglie acquisite per matrimonio.

Come abbiamo visto in precedenza, lo stemma dei Salato era inciso su una lastra di marno di forma rettangolare nella cui fascia di contorno vi era riportata la seguente iscrizione: “ Succurre mihi Domine, redempto tuo sanguine, educ me de miseria et dona pacis gaudio”.

Passiamo a descrivere e a commentere lo stemma :

Scudo inclinato, sagomato a punta, sormontato da elmo posto di due terzi con cermine svolazzi e cimiero – interzato in fascia – (diviso in parti uguali da due linee orizzontali).

Pezze araldiche di prim’ordine:

Il capo – occupa il terzo superiore dello scudo, in esso v’è un giglio d’oro.[1]

La fascia – occupa il terzo medio dello scudo in modo orizzontale.

In punta – Tre figure naturali – tre pietre di salgemma disposte 2 – 1.

L’elmo – Elmo delle famiglie di cittadinanza.[2]

Gli accessori: il cercine, gli svolazzi, il cimiero:

Il cercine o burletto – è un cerchio fatto a ciambella serve a trattenere gli svolazzi.

Gli svolazzi o lambrecchini – sono ornamenti esteriori frastagliati scendenti dall’elmo e per lo più somiglianti a ceppi di foglie d’acanto (nel ns. caso) o a piume di struzzo.[3]

Il cimiero – è quella figura posta sulla cima dell’elmo, già in uso nel Medio Evo, è parte integrante dell’elmo.

Nel nostro caso trattasi di una figura umana , forse è l’immagine del defunto.[4]



[1] La presenza di questo fiore nel capo di uno scudo sono contrassegno di parte guelfa specialmente se caricati di un labello (nel ns. caso manca il labello). Fu adottato negli emblemi delle famiglie con la discesa di Carlo VIII (1470-1498). E’ simbolo di potenza e sovranità.

[2] L’elmo appare brunito, senza collana, con la visiera chiusa e posto in pieno profilo.

[3] Inizialmente gli svolazzi o lambrecchini erano delle strisce di stoffa degli stessi colori dell’arma che, fermati dal cercine sull’elmo, svolazzavano in modo da rendere elegante e leggiadro il cavaliere nella cavalcata.

[4] La finalità dell’uso di questo accessorio era quella di rendere appariscente e fantastica la figura del cavaliere che spesso portava l’elmo cimierato di figure di mostri e di animali.



1 Il libro andò perduto durante i bombardamenti della 2° guerra mondiale che distrussero la casa di via A.Diaz.

[1] Giuseppe Salati – L’Antica Gioi – Notizie storiche – MCMXI – Ditta Editrice “La meridionale” – Bari – pag. 90.

[2] www.antiche famiglie.net/vigezziillustri.html

[3] Da Il Regno D’Italia- Dizionario Geografico-Storico-Statistico – a cura di Raffaele Altavilla- Torino 1875 – pag.387:

- Malesco – Comune del Mand. di S.Maria Maggiore – Circ. di Domodossola prov. di Novara – dista da S.M. Maggiore 3 km.

2 Volpi -Cronologia dei Vescovi Pestani- pag. 246-

G.Salati- Antica Gioi – pag. 86. F. Ugelli “Italia Sacra” tomo settimo, pag. 274.

[4] ASN – Protocolli dei Notai di Gragnano: Not. Francesco Salato (1631 – 1636) Cod.3100/003/251 – scheda 251.

Not. Salato Giov.Paolo(1577 – 1631) scheda 347.

Not. Basilio Salato : die XXX mensis actobre 1578 della terra di Gragnano, cita in un atto delGiov-Laurentio et Camillo Salato fratelli ( 4 novembre 1578)

1 Stemma tratto da :Giuseppe Salati “ L’ANTICA GIOI” - notizie storiche-MCMXI – ditta editrice “La Meridionale” Bari. pag. 5.

[5] A.S.N. – Segreteria antica di Guerra e Marina – Fascio 857 – 859.

Vedi mio – “Due Salati della Guardia Reale Napoletana nella campagna di Russia del 1812-.

[6] G. Salati o.c. pag. 89.

[7] Da “ UNIVERSITA’ DELLO STATO DI RATINO” – Arc.te Angelo Mirabasso – Oratino – tipografia la Squilla del Molise – MCMXXIX.

[8] ASN. – Processi antichi – Pandetta dello scrivano R.Schioppa – Fascio 31 – processo 11

[9] ASN.- Proc.Ant. – Pandetta nuovissima - F. 1319 – proc. 38473.

[10] ASN. – id.c.s. - - F. 1309 – proc. 58223

[11] ASN. – id.c.s. - Pandetta nuova 2° - F. 896

[12] ASN. - id.c.s. – Pandetta nuovissima - F. 1096 – proc. 27816 (testamento)

[13] ASN. - id.c.s. - Pandetta corrente - F. 13591

[14] A.S.N. – id.c.s. - Pandetta nuova 2° - F. 896 – 1.

[15] ASN – Proc. Antichi – Pandetta dello scrivano Vassallo – F.125 – proc. 3

[16] ASN. – id. c. s. – Pandetta di 1° istanza - F. 91 – proc. 25.

[17] ASN. - id.c.s. - idem c. s. - F. 191

1 Codice Perris LXI (BNN sala libera consultazione)

2 Matteo Camera:-Memorie storiche e diplomatiche della costiera Amalfitana

3 Salvatore Amici-AraldicaAmalfitana-p.177

Cunto de – D’azzurro, alla croce d’oro.

Amalfi, Cattedrale, transetto, Monumento funebre dell’Arciv.Andrea de Cunto; Chiostro Paradiso.

I Vescovi di Casa de Cunto, Palamede di Minori 1475+1483 e Andrea prima di Minori e poi di Amalfi 1484+1503 caricarono la croce di una ulteriore croce di rosso (CMT, 27).

4 Da Pompeo Troiano- Regina Minori trionfante- Storia della città e della diocesi di Minori- Edizione per il millenario della Diocesi di Minori-pag 186.

5 –Idem nota 4 –pag.187.

6 Salato—“Di…,alla fascia di…accompagnata in capo da un giglio di… ed in punta da tre pietre di salgemma disposte 2,1 (CMT,9,10,24).

Famiglia documentata nel territorio amalfitano fin dal 1039 (CP,I,87).

Originaria di Atrani, passò in Amalfi (FP,III,80). Possedeva una cappella nella Cattedrale di Amalfi nell’ala di S.Caterina (VPDC,131).

Salatello fu giudice di Amalfi nel 1468 (AMA,128) e Alessandro decano del capitolo di Amalfi nel 1477 (AMA,133).

Domenico e Pietro furono notai in Amalfi nel periodo 1503/1530 (PAVAR,VI,136,142; AMA,227). Furono inoltre giudici in Amalfi,Pietro nel 1510/1542 (PAVAR,VI,140,158), Luisello nel 1516 (PAVAR,VI,145),Gionanni nel 1519 (PAVAR,VI,147), Sebastiano nel 1523 (PAVAR,VI,150) Domenico nel 1536 (PAVAR,VI,156) Ascanio nel 1575 (PAVAR,VI,164)” . Araldica Amalfitana di Salvatore Amici pagg.216,262 In rassegna Centro di cultura Amalfitana 1994.-CP=Codice Perris; CMT=Cronaca Minori Trionfante di S.Amici; FP=Franco Panza-Istoria della Repubblica di Amalfi 1724; AMA=Arch. Monasteri Amalf.; PAVAR=Pergamene Arch.Arciv.di Amalfi; VPDC=Visita pastorale 1484(aciv.)

6) M.Camera : o.c. (BNN-Fondo Pontieri D.166-(1-2)-pag.671-672.

7) Ferdinando Ugello:Italia Sacra –Minorenses Episcopi- N°28

1 (8) Catello Salvati e Rosaria Pilone:Archivi dei monasteri di Amalfi-pag.132-n°104.

9)Giuseppe Imparato:”Vita religiosa nella costa di Amalfi”- Monasteri Conventi e Confraternite-pag.129

10) Camera, op.cit.417.

11) Codice Perris BNN Sala libera consultazione

12)ASS.Prot. notaio Dominico Salato di Amalfi –Fascio 168.

1 3 Da P.Lopez “INQUISIZIONE STAMPA E CENSURA NEL REGNO DI NAPOLI” tra 500 e 600. Ed. del Delfino pag. 257.- Da:Trinity College di Dublino, ms.1224, ff.165-166*.

§ Da Giuseppe Imparato – Amalfi nella Storia religiosa e civile dalle origini al XVII secolo- pag.369- Cava dei Tirreni- 1987.

3 commenti:

  1. Buon giorno
    Sono caspitato per caso in questo sito che ha solleticato la mia curiosità. Mi chiamo Faliero Salati e sono originario della bassa reggiana (Reggio Emilia).
    Negli anni 80/90 feci una ricerca molto seria sulle origini del cognome Salati, almeno per quanto riguarda il ramo da cui provengo. Vi posso assicurare che se uno non segue pedissequamente la traccia da padre a nonno a bisnonno ecc. ecc. seguendo e controllando pure la madre/moglie dell'avo, ci si ritrova ad andare "a farfalle". La sola abitudine di dare spesso il nome del nonno da parte dei nipoti, se non si segue con attenzione anche la traccia materna, in poche generazioni ci si trova completamente a seguire tracce fasulle.
    Esiste di certo un ramo dei Salati che, con certezza, si è sempre riprodotta nel raggio di 10 km massimo, dall'anno 1100 circa, fino al 1945. Il Fulcro si trova in Campagnola (RE): http://www.comune.campagnola-emilia.re.it/vivi-campagnola-2/cenni-storici-e-luoghi-di-interesse/
    Compare con data certa, 1114, il cognome di tale Salati Jacopinus in un atto notarile ritrovato negli archivi di Campagnola, che riguarda la cessione di tutti i territori ed il Castellazzo, di proprietà di Palmerio figlio di Albricone, ai potenti signori confinanti, Gherardo e Corrado Da Correggio. Nella cessione dei territori furono compresi anche tutti gli abitanti del territorio. In tale nota figurano elencati tutti gli abitanti, compreso i 21 vassalli tra i quali figu7ra tale Jacopinus Salati. Sia chiaro che, all'epoca e in quei territori, per vassallo s'intendeva ciò che oggi noi intenderemmo fattore, ovvero amministratore di una azienda o più aziende agricole. Il tutto si trova documentato nel bellissimo libro di "Bizzocchi Gianni Editore" edito 1994 e che rappresenta la storia di Campagnola e paesi vicini.
    Altri accenni a Jacopinus Salati li si trova nella storia di Guastalla (RE) che è paese vicino: https://books.google.it/books?id=Aqehm1uM_9IC&pg=PA336&lpg=PA336&dq=jacopinus+salati&source=bl&ots=Gw-bM6YJ8Z&sig=ACfU3U2B9Ah7shlDYNE5DThNAkWZ2ZQvSw&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiH0NrzybHgAhWIM-wKHcbNA7UQ6AEwAHoECAQQAQ#v=onepage&q=jacopinus%20salati&f=false
    Ovviamente, da quella epoca in poi (1100 d.c.) non mi è più stato possibile risalire, fino alla fine del 1700, per il semplice motivo che gli unici archivi sono le parrocchie e tutti i registri, dai primi dell'800 si trovano in Curia.
    Ho notato che nella vostra ricerca non avete sottilizzato tra "Salati" e "Salato" e con tali sistemi siete risaliti fino all'epoca in cui si utilizzava il "cuneiforme". Punti di vista, ma io credo che sia più sicuro fermarsi quando le tracce scompaiono nella notte dei tempi.
    Cordiali Saluti
    Salati Faliero

    RispondiElimina
  2. https://www.cognomix.it/origine-cognome/salati.php

    RispondiElimina
  3. Salve
    Anche io stavo cercando e dopo tanto ho trovato le risposte nel tuo sito, mi chiamo Riccardo Salati nato a Milano, mio padre Andrea Salati, mio nonno purtroppo deceduto Rolando Salati, facendo le mie ricerche ho scoperto che il cognome che abbiamo viene dalla mia bisnonna Bianca Salati nata a Torre annunziata a Napoli, il mio bisnonno di cui so solo il cognome faceva Grimaldi. Ti ringrazio perché ora conosco la genealogia della nostra famiglia

    RispondiElimina